Immagine di una Firenze del 1326 ai tempi in cui fu in città Cecco D’ascoli al seguito di Carlo, Duca di Calabria, figlio primogenito del re Roberto d’Angiò (1309–1343) in guerra con Castruccio Castracani, che lo nominò medico di corte, in contrapposizione con Dino del Garbo.

“Cecco d’Ascoli” di Pietro Fanfani: Un viaggio letterario nel Medioevo italiano

Quel tale Francesco Stabili di Simeone e la Firenze nel XIV secolo attraverso un romanzo storico straordinario

Mariano Pallottini
8 min readMar 25, 2024

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L’opera “Cecco d’Ascoli” di Pietro Fanfani, ambientata nel XIV secolo, è significativa sotto vari aspetti storici e letterari. Questo romanzo, benché sia un prodotto dell’Ottocento, cerca di rivivere e ricreare un’epoca cruciale della storia italiana attraverso la narrazione delle avventure e delle vicende legate a Francesco Stabili, conosciuto come Cecco d’Ascoli, una figura storica reale, vissuta tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento.

Dal punto di vista storico, l’opera offre uno sguardo sulla vita politica, sociale e culturale dell’Italia medievale, con particolare attenzione alla città di Firenze. La narrazione evidenzia le tensioni politiche e le lotte di potere tra le fazioni guelfe e ghibelline, elementi centrali della vita comunale italiana in quel periodo. Il contesto storico è arricchito da dettagli accurati riguardanti l’architettura, le usanze e il costume dell’epoca, fornendo al lettore un’immersione nell’atmosfera del XIV secolo.

Cecco D’Ascoli predice la vittoria fiorentina contro le truppe di Castruccio Castracani.

Dal punto di vista letterario, l’opera di Fanfani si colloca nella tradizione del romanzo storico ottocentesco, che mirava a educare e intrattenere il pubblico attraverso la rievocazione di epoche passate. “Cecco d’Ascoli” si distingue per il suo tentativo di combinare fedeltà storica con elementi narrativi romanzeschi, integrando personaggi storici con figure di fantasia per arricchire la trama e renderla più avvincente.

Inoltre, l’opera riflette il dibattito culturale e intellettuale dell’Ottocento riguardo alla valutazione della magia, della scienza e della conoscenza in generale, temi incarnati nella figura di Cecco d’Ascoli, presentato come scienziato, astrologo e, secondo le accuse, mago. La sua figura simboleggia il conflitto tra il sapere razionale e le credenze superstiziose, evidenziando la complessa relazione tra scienza, filosofia e potere ecclesiastico nel Medioevo.

“Cecco d’Ascoli” di Pietro Fanfani contribuisce, quindi, non solo a conservare la memoria di una figura storica controversa ma anche a riflettere sulle tensioni culturali e intellettuali del suo tempo, offrendo spunti per la riflessione sulla natura del sapere, sul potere e sulla lotta per la libertà di pensiero.

Il personaggio di Cecco d’Ascoli che emerge dall’opera di Pietro Fanfani è multifacettato e ricco di contrasti, incarnando la complessità di un uomo del suo tempo, ma anche la visione romantica e idealizzata tipica del romanzo storico ottocentesco. Cecco è presentato come una figura di vasta erudizione e profonda conoscenza, un uomo che si distingue per il suo impegno nello studio delle scienze, della filosofia, dell’astrologia e della letteratura. La sua saggezza e le sue competenze lo rendono un personaggio rispettato e ammirato da molti, ma al contempo temuto e sospettato per le sue conoscenze, che sfidano le concezioni convenzionali e le credenze superstiziose del tempo.

Una scena del romanzo

Cecco d’Ascoli è anche un uomo di spirito critico e indipendente, non esitante a mettere in discussione le autorità stabilite, sia nel campo della scienza che in quello religioso. Questa sua indipendenza intellettuale lo porta a scontri con figure di potere, come l’Inquisizione, che lo vede come una minaccia per la dottrina ortodossa e per l’ordine sociale. La sua figura simboleggia la lotta per la libertà di pensiero contro l’oscurantismo e la repressione, temi cari alla letteratura romantica e al dibattito culturale dell’Ottocento.

Nonostante le sue vaste conoscenze e la sua forte personalità, Cecco d’Ascoli è anche un personaggio umano, capace di emozioni profonde e di legami affettivi significativi. La sua vita è segnata da passioni, amicizie e possibili conflitti interni, che lo rendono un personaggio complesso e tridimensionale, in grado di suscitare empatia nel lettore.

La narrazione di Fanfani non si limita a celebrare Cecco d’Ascoli come un eroe senza macchia; piuttosto, lo dipinge come un uomo del suo tempo, con le sue virtù e i suoi difetti, le sue grandezze e le sue debolezze. Attraverso il personaggio di Cecco, l’autore esplora temi universali come il conflitto tra scienza e fede, l’individuo contro il potere, la ricerca della verità e il prezzo della conoscenza.

In definitiva, Cecco d’Ascoli emerge dall’opera di Fanfani come una figura emblematica del medioevo italiano, un precursore della modernità che con la sua vita e il suo lavoro si pone al centro delle tensioni culturali, intellettuali e sociali del suo tempo. La sua storia, così come viene raccontata nel romanzo, riflette le aspirazioni, i dilemmi e le sfide di un’epoca in trasformazione, offrendo al contempo spunti di riflessione ancora attuali sulla natura del sapere e sulla lotta per l’autonomia del pensiero.

Nel romanzo “Cecco d’Ascoli” di Pietro Fanfani, Firenze emerge come una città vibrante e complessa, cuore pulsante della vita politica, sociale e culturale dell’Italia medievale. La Firenze descritta nel racconto è un crogiolo di energie creative, di tensioni politiche e di fervore intellettuale, rappresentando in pieno lo spirito e le contraddizioni del suo tempo.

Centro Politico e Sociale: La città viene dipinta come un importante centro di potere e di attività politica, dove le lotte tra guelfi e ghibellini, così come le dispute interne tra le varie fazioni cittadine, plasmano il destino della comunità. Queste dinamiche interne si riflettono nell’organizzazione sociale e politica della città, che, nonostante le sue aspirazioni democratiche e repubblicane, è soggetta a turbolenze e cambiamenti improvvisi di governo.

Cecco d’Ascoli è Condotto in Piazza della Signoria per essere arso vivo

Crocevia Culturale: Firenze è presentata come un epicentro di cultura e di scambio intellettuale. La città attrae artisti, scienziati, filosofi e letterati, tra cui la figura storica di Cecco d’Ascoli, che trovano in questo contesto urbano il terreno fertile per la loro attività. La narrazione evidenzia il dinamismo culturale e la ricerca di conoscenza che caratterizzano la città.

Bellezza Architettonica e Artistica: Il romanzo fa spesso riferimento alla straordinaria bellezza architettonica e artistica di Firenze, descrivendo monumenti, chiese, palazzi e opere d’arte che costituiscono il tessuto urbano. Questi elementi non sono solo sfondo alla narrazione ma diventano protagonisti attivi della storia, testimoniando l’impegno della città nella promozione delle arti e dell’architettura.

Vita Quotidiana e Usanze: Attraverso le vicende narrate nel romanzo, emergono dettagli vividi sulla vita quotidiana dei fiorentini, sulle loro usanze, le feste, i riti e le tradizioni. La città appare come un organismo vivente, con le sue piazze affollate, i mercati, le botteghe artigiane e i luoghi di ritrovo, dove si intrecciano le vite dei cittadini di ogni ceto sociale.

Contraddizioni e Sfide: Infine, il racconto non nasconde le contraddizioni e le sfide che Firenze affronta, come le profonde disuguaglianze sociali, le lotte per il potere e la difficile convivenza tra il desiderio di libertà e le ambizioni di signorie e dominazioni esterne. Questi temi riflettono la complessità di una città che, pur nella sua grandezza, è costantemente alle prese con le tensioni interne e le minacce esterne.

Oltre all’esplorazione storica e alla riflessione sui temi universali, immergersi nella lettura del romanzo offre ulteriori spunti di interesse.

Apprezzamento per la lingua e lo stile: Fanfani utilizza uno stile narrativo che, pur essendo influenzato dalle convenzioni del romanzo storico ottocentesco, riesce a catturare l’attenzione del lettore con una prosa ricca e immaginifica. La lettura del romanzo diventa così un’occasione per apprezzare le qualità estetiche della lingua italiana e la maestria letteraria dell’autore.

Comprensione della cultura italiana: “Cecco d’Ascoli” offre uno spaccato della cultura italiana del Medioevo, mettendo in luce le tradizioni, le credenze, l’arte e la filosofia dell’epoca. Questa immersione culturale arricchisce la comprensione dei lettori non solo del passato italiano, ma anche delle radici della cultura e dell’identità italiane contemporanee.

Intrattenimento e avventura: Al di là del suo valore educativo e culturale, il romanzo è anche una storia avvincente di avventura, intrighi e passioni umane. La narrazione coinvolge il lettore in un viaggio attraverso le vicissitudini di Cecco d’Ascoli, offrendo momenti di tensione, emozione e divertimento.

In sintesi, leggere “Cecco d’Ascoli” permette di avvicinarsi a un periodo storico affascinante attraverso la lente di un romanzo che intreccia sapientemente fatti storici e finzione letteraria. È un’opera che stimola la mente, arricchisce la conoscenza e, allo stesso tempo, offre un’esperienza di lettura piacevole e coinvolgente.

Hanno detto dell’opera:

«Il Cecco d’Ascoli è fuor di dubbio uno dei più bei romanzi che orna la moderna letteratura d’Italia. Vi fu chi lo pose allato ai Promessi Sposi, all’Ettore Fieramosca, all’Assedio di Firenze ed al Marco Visconti. Io non dubito un momento di porlo al disopra di tutti questi romanzi. Della lingua non giova parlarne; in merito ad essa nessuno attinse giammai tanta purità bellezza e perfezione come il Nostro. Ma anche la tessitura del romanzo ed il carattere delle persone non teme mica il paragone coi più insigni lavori di tal genere. »

Giovanni Andrea Scartazzini

«Nel Fanfani hai un dettato piano, semplice, vario, elegante, affettuoso, lucido, aggraziato, che ti porge diletto e scende al cuore. Trovi poi ritratte al vivo le usanze del tempo; e con esse le virtù, i vizi, le superstizioni ed ogni altra cosa che valga a dartene una piena cognizione. Insomma il lavoro del Fanfani è opera classica e degna de’ maggiori encomi.»

Antonio Zaccaria — in un opuscolo intitolato: “Del romanzo dei romanzieri e del signor Pietro Fanfani”

«Questo racconto (il Cecco d’Ascoli) è d’un’infinita bellezza riguardo alla lingua, e molte notizie di quei tempi»

Carlo GiambelliIn un lungo articolo stampato nella Gazzetta di Pinerolo (Nº. 33. 14. Agosto 1870)

«Stile elegante, terso, chiaro; lingua (cosa rara al giorno d’oggi) veramente Italiana e purissima. Questi e molti altri pregi che troppo lungo sarebbe enumerare, compensano sì largamente quelle piccole mende ch’io ho creduto scorgervi, che il signor Fanfani può andar superbo del suo lavoro, che avrà certo un posto eminente fra le opere letterarie italiane.»

Francesco Lanza — sul Cecco d’Ascoli pubblicato nella Piccola stampa (Nº. 60. 29 Agosto 1870)

«Il Cecco d’Ascoli è gloria novella delle lettere nostre.»

Nicola Maria Fruscella

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Mariano Pallottini

Scrivo di patrimonio culturale, identità e rigenerazione culturale dei borghi, turismo, marketing digitale.