“Novelline e fiabe popolari marchigiane” di Antonio Gianandrea

Mariano Pallottini
8 min readJan 5, 2024

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“Fiabe e novelle marchigiane: tradizioni popolari e valori universali

“Novelle e fiabe popolari marchigiane” è una raccolta di sette novelle e fiabe popolari delle Marche pubblicata nel 1878 a cura di Antonio Gianandrea.
L’autore, Antonio Gianandrea, è stato un importante cultore di folklore e storia locale marchigiano. Nato ad Osimo nel 1842, fu insegnante a Jesi per 35 anni. Oltre a questa raccolta, pubblicò diversi altri lavori su canti, tradizioni e storia delle Marche.
I racconti popolari tradizionali della regione Marche di questa collezione sono caratterizzati da elementi tipici del folklore, come personaggi fantastici ed elementi magici, e riflettono le tradizioni culturali e le credenze popolari della regione. Sono una memoria storica che giunge ai nostri giorni portando con sé un importante elemento di forte identità territoriale, testimonianza di vissuto collettivo, cultura locale, morale, usi e costumi antichi che merita attenta tutela, conservazione e trasmissione alle nuove generazioni.

Novelle e fiabe sono scritte in dialetto marchigiano, cosa che rende l’opera un vivido affresco del folklore e del parlato popolare di fine Ottocento soprattutto dell’anconetano. Ogni testo è corredato dall’indicazione della località da cui proviene. Si tratta quindi di un’opera preziosa sia dal punto di vista letterario che antropologico e linguistico.
I racconti esplorano temi universali come la giustizia, l’astuzia, il coraggio, l’amore e la magia, tipici delle fiabe tradizionali e cari alle popolazioni marchigiane di ogni epoca. Ricorrono elementi magici, trasformazioni, animali parlanti.
I personaggi sono tipici delle fiabe e delle novelle popolari: il mercante furbo, il re, il principe, la principessa, il contadino, il soldato, la strega, gli animali antropomorfizzati — funzionali alla trama e con una caratterizzazione piatta. I personaggi variano da figure umane a creature magiche e animali parlanti, spesso simboleggianti virtù o difetti umani.
Lo stile è semplice e immediato, caratterizzato da frasi brevi e dall’uso del dialetto marchigiano. Sono presenti formule tipiche delle fiabe, ripetizioni, accrescitivi e diminutivi. La narrazione è semplice e diretta, con un linguaggio popolare che riflette la tradizione orale.
Le novelle hanno una struttura narrativa elementare di tipo circolare, con ripetizioni di situazioni. Le storie seguono una struttura narrativa classica con introduzione, sviluppo, climax e risoluzione, spesso con ripetizioni e schemi tipici delle fiabe.
Gli elementi simbolici sono frequenti, come oggetti magici o animali che rappresentano concetti più ampi. I simboli principali sono quelli ricorrenti nelle fiabe e novelle popolari: la metamorfosi come simbolo di cambiamento interiore, il viaggio come simbolo di crescita etc.
Le novelle e fiabe rispecchiano la cultura popolare marchigiana dell’800, in particolare la vita rurale, le credenze antiche, i costumi e i valori delle classi più umili.
La raccolta che risponde alle caratteristiche del genere fiabesco pur presentando stereotipi narrativi, ha un notevole valore etnografico e linguistico.

I racconti mettono in scena pulsioni e dinamiche universali dell’essere umano: ingenuità, curiosità, bisogno di giustizia etc. Le storie possono essere interpretate attraverso la lente degli archetipi junghiani, come l’eroe, il saggio, l’ombra, ecc. Questi archetipi rappresentano aspetti universali della psiche umana e sono presenti in molte culture e tradizioni narrative. Alcuni racconti esplorano le dinamiche familiari e relazionali, come i conflitti tra genitori e figli, fratelli, o tra sposi. Queste dinamiche possono essere esaminate per capire meglio le tensioni e le risoluzioni emotive all’interno delle famiglie. I personaggi spesso affrontano sfide interne, come paure, insicurezze o desideri, che possono essere visti come metafore per la lotta interna e la crescita personale. Queste fiabe possono anche essere interpretate come rappresentazioni dei sogni, desideri e paure inconsci delle persone, offrendo una finestra sulle aspirazioni e le preoccupazioni della psiche umana.
I motivi tipici del patrimonio narrativo popolare di molti paesi, come animali parlanti, oggetti magici, matrigne cattive, ingenui beffati etc. ispirano storie che contengono lezioni morali o di vita, come l’importanza dell’ingegno, della lealtà e della giustizia. Queste lezioni sono presentate in modi che sono sia divertenti che educativi, rendendole accessibili a un pubblico di tutte le età. Gli elementi delle storie, come gli oggetti magici o i personaggi straordinari, possono essere interpretati simbolicamente per riflettere su temi più profondi come il conflitto tra bene e male, la saggezza contro l’ignoranza o l’importanza dell’umiltà. In alcune storie, i ruoli di genere tradizionali sono evidenti, con personaggi femminili che spesso assumono ruoli passivi o di supporto. Tuttavia, in altre storie, i personaggi femminili mostrano astuzia, forza e autonomia, sfidando i ruoli di genere tradizionali.

La storia “El Mercante” dalle “Novelline e Fiabe Popolari Marchigiane” presenta interessanti paralleli con la letteratura internazionale, in particolare con il Decameron di Giovanni Boccaccio, specificamente la Novella V della Giornata Seconda. Entrambe le narrazioni condividono elementi di intrigo, inganno e fortuna, comuni nelle storie medievali e rinascimentali. In “El Mercante”, un mercante si trova coinvolto in una serie di avventure rocambolesche e pericolose, che includono ladri e sbirri, rispecchiando le dinamiche sociali e i temi dell’astuzia e della fortuna che si trovano anche nel Decameron. Questo tipo di narrazione, comune nella letteratura medievale e rinascimentale, mette in luce le preoccupazioni e i valori dell’epoca, oltre a riflettere un gusto per storie complesse e avvincenti. La comparazione tra “El Mercante” e le novelle di Boccaccio mostra come temi e strutture narrative simili venissero usati in diverse regioni e periodi storici per intrattenere, educare e riflettere su questioni morali e sociali.

La storia “La salciccia e ‘l sorcetto” mostra somiglianze con le tradizioni popolari veneziane descritte da Bernoni. Si tratta di una narrazione che esplora la reazione a catena di eventi causati dalla morte accidentale di un personaggio, in questo caso un sorcetto. Ogni personaggio o oggetto inanimato reagisce in modo esagerato e irrazionale alla notizia, creando una serie di azioni comiche e assurde. Questa struttura narrativa ricorda la tecnica del “cumulative tale” (racconto cumulativo) comune in molte culture. Storie simili possono essere trovate in diverse tradizioni fiabesche, dove un evento iniziale scatena una serie di reazioni eccessive o illogiche, spesso con un tono umoristico. Questo tipo di narrazione è utilizzato per intrattenere e spesso contiene una morale o un messaggio implicito sull’irrazionalità umana o le conseguenze impreviste delle azioni.

La storia “Er fijo de’ re, puorco” presenta paralleli con altre storie popolari europee, in particolare quelle che trattano di metamorfosi o maledizioni che comportano una trasformazione diurna e notturna. Un esempio simile nella letteratura europea è la storia di “Bisclavret” di Marie de France, un lai che narra di un nobile che si trasforma in un lupo. Anche il tema del matrimonio con un essere trasformato ricorre in diverse tradizioni, come nelle fiabe nordiche e tedesche. Il racconto presenta anche somiglianze con il mito greco di Eros e Psiche, dove Psiche non deve vedere il marito di notte. La struttura della storia, con prove multiple e il concetto di una maledizione che si risolve grazie alla pazienza e alla gentilezza, è un tema ricorrente in molte tradizioni folkloristiche. Queste somiglianze mostrano come temi universali e archetipi si manifestino in diverse culture, adattandosi ai contesti locali e riflettendo valori e credenze universali.

La storia “El fijo del re, che sposa ’na ranocchia” presenta paralleli con il tema universale del matrimonio con una creatura trasformata, spesso presente nelle fiabe di diverse culture. Un esempio noto è “Il principe ranocchio” dei fratelli Grimm, in cui una principessa deve sposare una ranocchia che poi si rivela essere un principe sotto incantesimo. Allo stesso modo, la storia italiana coinvolge un principe che sposa una ranocchia, che poi si trasforma in una bellissima giovane. Queste narrazioni condividono il tema della trasformazione e il messaggio che la vera bellezza e il valore di una persona non sono determinati dall’aspetto esteriore. Questo tipo di storia enfatizza l’importanza di guardare oltre le apparenze superficiali per scoprire il vero carattere e valore di una persona.

La storia “Le nozze de Treddici’” presenta notevoli paralleli con il genere di racconti popolari noto come “chain tale” o “cumulative tale”, dove una serie di eventi o personaggi si accumula in una catena di azioni. Un esempio internazionale simile è il racconto inglese “The Old Woman and Her Pig”, dove una vecchia donna incontra una serie di ostacoli nel tentativo di portare un maiale a casa. Allo stesso modo, in “Le nozze de Treddici’”, diversi animali si uniscono in un viaggio, con ogni nuovo personaggio che si aggiunge alla storia in maniera cumulativa. Questo tipo di struttura narrativa è comune nelle fiabe popolari di molte culture, sottolineando il piacere e l’umorismo nell’accumulo e nella ripetizione.

La storia “Quattordici” sembra essere unica nel suo genere, presentando un personaggio, Quattordici, le cui azioni e capacità sono moltiplicate per quattordici. Questa narrativa non ha un parallelo diretto evidente nella letteratura internazionale, ma condivide elementi con storie folkloristiche in cui i personaggi hanno capacità straordinarie o superumane. Storie di eroi con forza o abilità esagerate sono comuni in molte culture, utilizzate per intrattenere e ammirare. Tuttavia, la specificità del numero quattordici come moltiplicatore delle azioni del personaggio sembra essere una caratteristica distintiva di questa particolare storia.

La storia “Giuanni Ben forte, che a cinquecento diede la morte” ha tratti simili alla leggenda di “Giovanni Ammazzasette” riportata da Minucci nel Malmantile. Entrambe le storie presentano un personaggio centrale di nome Giovanni, dotato di straordinarie capacità fisiche e di astuzia, che supera sfide e nemici con la sua forza. Questi racconti sono esempi di narrazioni popolari che esaltano l’ingegno e la forza sovrumana, comuni in molte culture folkloristiche. Questo tipo di eroe popolare, che combina forza e astuzia per superare ostacoli, è un tema ricorrente nelle leggende e nelle fiabe tradizionali.

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Mariano Pallottini

Scrivo di patrimonio culturale, identità e rigenerazione culturale dei borghi, turismo, marketing digitale.